Conosciamo tutti il detto latino “Errare humanum est, perseverare diabolicum” ovvero “sbagliare è umano, perseverare è diabolico“, ma non credo che tutti riconoscano cosa c’è dietro a queste parole, che ci vengono ripetute in momenti specifici.

Momenti in cui, magari con testardaggine o determinazione o con stupidità, abbiamo sperimentato la stessa conseguenza spiacevole o di fallimento.

Il punto non è tanto questo, quanto invece questo detto, sia stato appositamente travisato dalle forze diaboliche per pervertire una sacra verità distorcendola.

Mi spiego meglio… la formula corretta sarebbe “sbagliare è umano, ripetere è diabolico e perseverare è divino“! Questo dovremmo dire, poiché il punto è proprio questo: ripetere è diabolico non perseverare!

Tutti siamo d’accordo nel riconoscere che lo sbaglio sia umano, ma è la ripetizione che degenera l’umano portandolo al diabolico, così come la perseveranza, virtù ineffabile, invece lo eleva al Divino.

È stato apposta deviato il concetto di perseveranza, che di per sé non ha nulla di diabolico anzi, con quello di meccanicità o ripetizione, tutto ciò volutamente per denigrare e scoraggiare una virtù essenziale per l’ottenimento degli obiettivi nella vita, e molto di più…

Senza la perseveranza, che richiede pazienza, non ci sarebbe la forma nel mondo, dato che “la pazienza è la virtù dei forti” (cita appunto un altro detto popolare), e applicarla è esercitare la forza.

Perseverare è fondamentale per ottenere, creare, manifestare e realizzare nel piano materiale. Senza la perseveranza, che è un’azione della coscienza che applica volontà, lo Spirito rimarrebbe impotente sulla materia. Senza supporto in questo piano, impossibilitato a concretizzarsi in forme.

Associare la perseveranza a forze diaboliche è diabolico; essendo questa l’unica potenza in grado di incarnare le forze Divine o Spirituali.

Più che altro è la ripetizione ad essere diabolica, la meccanicità di ripetere sempre le stesse cose non uscendo mai dal circolo vizioso, dal loop diremmo oggi, ovvero dal circuito chiuso, che rappresenta una matrix o matrice ingabbiante; è questo che allontana l’uomo dalla Divinità, essendo fortemente diabolico, non perseverare verso uno scopo.

Poi si può sempre sbagliare, ma sbagliare non è mai un male, è solo l’obiettivo per cui agiamo che potrebbe esserlo.

Quando perseveriamo ne abbiamo uno, quando ripetiamo no.

La perseveranza richiede impegno volontario, un atto cosciente di volontà costante, non avviene meccanicamente senza usare quest’ultima, o non facendo nulla di diverso come invece avviene nella ripetizione in cui la volontà appunto non partecipa e ovviamente nemmeno la coscienza.

Perciò perseverare è Divino!

Perché prevede avere uno scopo che ci supera e quindi nobilita, un ardore che ci scomoda per ottenerlo, una spinta motivante che ci mobilita nell’intento ed una forza costante che ci alimenta continuamente dall’interno. 

Chi persevera è vivo e divino, chi ripete è morto e diabolico.

Perseverate e sarete salvati…

Ripetete e verrete rifiutati.

Nelle Scuole Iniziatiche questo era solo il parametro  per entrare.

Spero di essermi spiegato.

Infatti, il detto fu di Sant’Agostino d’Ippona, che nei suoi Sermones (164,14) dice correttamente: “Humanum fuit errare, diabolicum est per animositatem in errore manere” cioè ” Cadere nell’errore è stato proprio dell’uomo, ma diabolico è insistere nell’errore per superbia” !

Beh, ciò è ben diverso, non trovate? La superbia è un difetto dell’uomo, un vizio, un aspetto demoniaco, la perseveranza non è una virtù, una qualità, un aspetto divino…

Il nemico fa sempre questo: ribaltare, pervertire, travisare, manipolare, occultare.

Noi, riportiamo tutto al dritto, scaviamo oltre ciò che ci viene detto e capiremo ciò che non è stato mai scritto.

Thomas Yhorman Vitulano
“Non siamo soli, siamo Soli”